Le mani piccole by Andrés Barba

Le mani piccole by Andrés Barba

autore:Andrés Barba
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2020-12-15T00:00:00+00:00


Questo è il momento in cui Marina scopre qualcosa: sono diversa. La scoperta, come qualsiasi scoperta, va oltre la schematica realtà che l’ha causata, sorge dal fango del reale, ma già formata, completa e inappellabile, ed era sempre stata lì: sono diversa.

Marina si ostina a tastare costantemente la sua scoperta, come il neonato che tocca il proprio corpo per riconoscerlo. E se a un certo punto questa scoperta si rivelasse così smisurata da travolgere Marina? Allora potrebbe solo imporsi sulle bambine. Niente più giorni. Niente più notti. Si vedrebbe costretta a fare di se stessa ciò che il destino le ha imposto tramite la scoperta. È come se si portasse appresso tutto quello che sa, reggendolo come qualcosa di altero, di crudele, un vessillo. Sono diversa.

Basta confidare in questo pensiero, anche per un istante, perché tutto si trasformi.

Superata l’inquietudine grazie alla scoperta, ora vuole solo sfruttarla, è per questo che quando rientrano in classe e riprende la lezione di letteratura soltanto lei sembra contenta, alza la mano ogni volta che la professoressa fa una domanda, persino quando non è affatto sicura della risposta. Il fatto è che vuol far capire che ha scoperto qualcosa, ma non sa ancora come riuscirci. Avrebbe preferito che non fosse necessario manifestarlo, che la sola forza di volontà sarebbe bastata a illuminare tutte le bambine con la scoperta, facendole girare verso di lei, come un’apparizione abbagliante.

Poi, quando sono nel refettorio e servono il pranzo, Marina sa esattamente cosa deve fare. È come se sentisse nuovamente la cicatrice sulla spalla, come se la cicatrice fosse diventata autonoma da lei e bruciasse per inviarle un segnale. È proprio così.

Da mangiare c’è minestra e frittata al formaggio.

Le bambine vedono con simpatia il pranzo. Sono ancora tristi e il pranzo le dispensa momentaneamente dal pensare, è per questo che si gettano sul cibo. A una bambina è rimasta della pastina a un lato della bocca; un fedelino sottile e bianco, un vermetto addormentato e senza testa. Come in preda a una lenta maledizione, Marina rimane a fissare quel filo di pasta, e la bocca che si apre e si chiude ingurgitando cucchiaiate di minestra. Ha appena scoperto che la bocca è un foro in cui si possono introdurre cose. Se potesse spiegare quello che ha visto direbbe che tutto inizia in quel foro della bocca della bambina dove c’è un fedelino attaccato, che tutto inizia precisamente da lì; sulle labbra scure che si aprono e si chiudono, che non possono fermarsi.

A un tratto Marina pensa: “Non mangerò più.”

Ha provato una violenta ripugnanza per quel buco, persino quando l’odore del cibo è gradevole, quando la frittata è soffice e dorata.

Non mangerò più.

“Non mangi, Marina?”

“No.”

È la voce dell’adulta: ragionevole, pacata.

“Non hai fame?”

“No.”

La bambina alza lentamente lo sguardo verso l’adulta.

Non vuole più diventare come lei, neanche assomigliarle. Il tempo passa e rimane solo il pensiero, persistente. Le altre bambine finiscono di mangiare ed escono alla spicciolata dal refettorio. Nell’arco della durata del pranzo, mentre Marina restava impassibile senza toccare cibo, il prestigio si è gradualmente elevato.



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